A pesca con Vaschino: Gioie e……dolori

Una storia del nostro Paolo Sorelli che ci racconta di Vasco ….quello che potremmo definire….una macchietta!!!!!

A PESCA CON VASCHINO : GIOIE E…DOLORI.

Un modo per voler bene ai propri genitori, è rammentarne le “gesta” anche se, queste, non sono Epiche tantomeno Memorabili. A casa Mia si fa così, rammentandoci un racconto reale che ci ha fatto sbellicare dalle risate e che, perciò, è rimasto negli Annali della famiglia, tanto da diventare quasi una barzelletta. Racconto così di mio babbo e delle sue disavventure non per prenderlo in giro, ma per far capire anche a chi mi leggerà che, una risata spesso, serve a far assaporare meglio la Vita.

Essendo stato un grande appassionato di Pesca Sportiva, tanto da partecipare svariate volte al campionato Toscano di categoria, sempre con il C.R.A.L. ATAF, arrivato secondo in una memorabile gara della quale mostrava spesso una medaglia, che ha sempre tenuto attaccata alla collana d’oro che aveva al collo, Vaschino, avrebbe avuto molto piacere di iniziare anche Noi figli a tale disciplina sportiva che, devo dire, con i miei fratelli, Mario e la Donatella, ci sarebbe anche pienamente riuscito…un po’ meno con Me.

Di racconti sulla riva del fiume ne ho a iosa da riportare, cercherò quindi di fare un po’ di ordine perché mi si stanno affollando nella testa ed in parte mi si accavallano!

1) ANSIA DA COMPETIZIONE

Essendo un tipo ABBASTANZA nervosetto, il Babbo, quando doveva in particolar modo partecipare ad una gara di pesca, oltreché preparare con meticolosità i vari tipi di lenze che, prevedeva gli sarebbero servite durante la gara, doveva assolutamente portarsi dietro un bel rotolo di carta

igienica, in quanto, lo “sguarabaus” dovuto all’ansia da competizione SICURAMENTE lo avrebbe assalito sul più bello… Quella volta sul fiume Sieve, dopo aver disteso le varie canne con sugheri e piombini pronti all’uso ed in attesa del segnale di partenza della competizione..TAC, come un orologio svizzero ecco arrivare improvvisamente lo “strizzone” portato dalla tensione nervosa.

Vaschino allora, con tutti i pescatori sul greto del fiume ormai pronti a scattare, dovette per forza di cose cercare un angolino per “scaricare” la tensione…così (come raccontava lui stesso) si avvicinò ad un cespuglietto quattro-cinque passi dietro la sua postazione e, con una manovra FULMINEA si calò i pantaloni ed anche l’ansia…mi ricordo ancora come descriveva l’atto, una velocissima piegatura delle ginocchia con accompagnamento delle mani ad allentare la cintura dei pantaloni…insomma un’artista da Prestidigitazione!

Finito in un millesimo di secondo l’atto dovuto, si rimise velocemente in attesa del fischio d’inizio della gara…al che, un urlo disumano riecheggiò nell’aria tranquilla del letto del fiume Sieve : “PORCA M…… CHI E’ QUELLO ST….O CHE M’HA C….O SULLE CANNE!!??

Un’infelice competitor della manifestazione sportiva, che teneva le canne dietro di sé già pronte all’uso, aveva avuto la Sfortuna di essere stato sorteggiato, come postazione accanto a quella di Vaschino, il quale dopo l’urlo del vicino di canna, IMPERTERRITO continuò la sua gara guardando con gli occhietti azzurri il sugherino rosso che galleggiava a pelo d’acqua, ridendo sotto i baffi dell’ennesima “zingarata” commessa.

2) A PESCA CON LA LELLA

Come dicevo sopra, uno dei passatempi preferiti in quel periodo era anche quello di portare i figli, nei pomeriggi estivi, a pescare in Arno con sé. Quella FAMOSA volta era toccato alla Donatella che aveva intorno ai nove anni, fisico asciuttissimo, mia sorella era entusiasta di andare con il babbo a pescare in Arno alla Banchina dello Zini dove, c’è una delle pescaie più belle del nostro grande Fiume.

Per attraversare un punto critico in quel braccio del fiume però, si deve passare per un tratto nel quale, bisogna entrare con gli stivaloni di gomma nell’acqua per guadarne un piccolo pezzo; Vaschino all’andata con le canne in mano, la cassetta con gli ami ed i galleggianti ed i vari attrezzi e la Dona per mano ce l’aveva fatta ma, al ritorno, forse perché si era alzata un po’ l’acqua e per non far bagnare troppo la figlia, decise di prendersela in collo ed attraversare, sulle pietre un po’ SCIVOLOSE, quel pezzetto pericoloso. Fatto sta che, scivolando su una di quelle pietre ricoperte di “borraccina” verde, perse l’equilibrio e finì con il picchiare l’osso sacro, con la Donatella in collo, su un bel pietrone! Il dolore ce lo possiamo immaginare…i Moccoli…anche…la Lella, piccolina ed impauritissima, aiutò come poteva il babbo ad uscire dall’acqua ed insieme, fradici ed indolenziti, si avviarono verso casa.

Vaschino dopo aver parcheggiato l’auto, stava camminando per via Inghirami, mezzo gobbo dal dolore lancinante che sentiva provenire dal fondoschiena e faceva dei passettini da “piccola Geisha giapponese” per non aumentarne le stilettate mentre, la Lella, da ragazzina qual era, aveva ormai COMPLETAMENTE dimenticato la paura che aveva avuto poco prima sulla pescaia in Arno con il babbo, e, mentre correva in su ed in giù ridendo e scherzando con Vaschino lì vicino il quale non aveva, poveruòmo, neanche la forza di parlare dal dolore che sentiva, si mise a correre in quel suo modo particolare che l’ha sempre contraddistinta, cioè con le ginocchia unite all’indentro e gli stinchi in fuori ad uso “volo di farfalla” e, così saltellando si avvicinò da dietro al babbo che la precedeva con l’andatura sopradescritta, lasciandogli andare una PEDATA NEL SEDERE stile “giorgina” accompagnandola con un fischietto, come si faceva spesso fra di Noi scherzando in casa…

La scena successiva,in casa nostra la conosciamo tutti, fu vista anche dagli abitanti di via Inghirami : Vaschino che, con le ultime forze rimastegli, inveiva verso la figlioletta che, correndo con le ginocchia in dentro verso il cancello del giardino a tutta randa infilò come un fulmine in casa, andandosi a nascondere chissà dove inseguita dall’urlo “EH, SE TI PIGLIO!!”

3 ) PESCI-GATTO

Le avventure sul fiume per le gare o con i figli lo impegnavano molto di più delle “pescate” insieme ai suoi amici carissimi. Una volta sulla Sieve alla fine degli anni sessanta, dopo aver fatto per tre giorni la cibatura con i frutti del sambuco scuro, il gruppo di amici capeggiato da mio babbo Vasco si dettero appuntamento a Compiobbi a brùzzico, cioè prima dell’alba, per chi non conosca il termine prettamente fiorentino. In pratica dovettero usare le torce per vedere dove mettere gli stivali da pesca e riuscire a raggiungere le postazioni migliori e soprattutto più pescose dove, appunto, avevano nei giorni precedenti buttato nel fiume moltissime bacche di sambuco scuro per far abituare i pesci a quel tipo di cibo in quel tratto, avrebbero gettato poi le proprie esche, anch’esse formate da quegli stessi frutti di bosco.

Allora, come stavo raccontando, Vasco, Sauro, Silvano e Giorgio scesero il muro di pietre bianche in silenzio, sotto una luna stentorea che, stava pian piano lasciando il trono notturno all’imminente levata estiva del sole ma, ancora avvolti dalle tenebre e, con le torce in mano, si misero a costeggiare il parapetto di grosse pietre che arginavano il letto della Sieve tra la Rufina e gli Scopeti.

Ancora non avevano raggiunto l’ansa del fiume migliore per pescare che, sopra le loro teste, si stava combattendo una piccola guerra : due gatti randagi, anzi tre, si stavano guardando e puntando per un regolamento di conti ed invasioni di territorio; dopo qualche soffiata si lanciarono in un corpo a corpo violento al punto che, tutti e tre, volarono di sotto al muro di pietre sotto al quale stavano passando i Quattro Amici Pescatori!

Immaginate, nel silenzio della campagna all’alba, lungo il fiume calmo e lento sentirsi arrivare addosso tre animali urlanti e graffianti in pratica e letteralmente TRA CAPO E COLLO, che impressione di spavento deve essere stata per Vasco ed i suoi amici!

Giorgio, il più sagoma dei quattro, saltando all’indietro tra l’emozionato ed il terrorizzato, imprecò con un moccolo irripetibile ed esclamó subito appresso : “ EHHH!? OCCHILLÈ CHE TIRA LE GATTAHE A QUEST’ORA!?”

Paolo Sorelli

Foto archivio di Famiglia: La Lella a pesca con Vaschino ( 1965 circa ).

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