La Viola, finalmente, vince, non convince pienamente, ma l’importante era togliere quel malinconico e pericoloso “zero” dalla casellina delle vittorie. Partita sofferta oltremisura, contro una Sampdoria molle e piuttosto confusionaria. Di Francesco poco è riuscito a infondere del suo credo calcistico nei suoi giocatori. La Sampdoria non ha una eccelsa cifra tecnica e schierarla in campo in modo così “zemaniano” (Di Francesco non ha mai nascosto di ispirarsi al boemo), non la aiuta. Lasciare grandi praterie a due cavalli di razza come Chiesa e Ribery significa mettersi la corda al collo. Per questo non riusciamo a capire come una Sampdoria così derelitta e ridotta in dieci per un’espulsione, abbia potuto nel finale creare un po’ d’apprensione alla Viola e al pubblico presente, colpendo due pali e segnando il gol della possibile rimonta. L’uscita di un Ribery quasi decisivo, questa volta correttamente sostituito da Sottil, non spiega fino in fondo quello che è accaduto. Vero che nel finale ci sono state proteste per due possibili rigori trasformati dall’arbitro in due simulazioni di Sottil e Lirola, ma speriamo che la tanto sospirata vittoria possa togliere timori e paure a una squadra, e a un tecnico, che adesso devono rilanciarsi e cominciare a correre. Milano è dietro l’angolo.
Montella ha schierato la stessa squadra vista a Parma contro l’Atalanta. Il tecnico viola, col nuovo modulo, sembra aver abbandonato, almeno per il momento, certe pulsioni un po’ troppo offensivistiche. “La strana coppia” (Chiesa e Ribery) pare funzionare, anche perché i due parlano la stessa lingua calcistica. Non sembra esserci posto per una punta centrale in attacco. Sia perché i due potrebbero guardare storto il nuovo arrivato, sia perché la squadra potrebbe squilibrarsi troppo. E comunque, visti i centravanti che la rosa offre attualmente, crediamo che Montella difficilmente lascerà la strada che ha appena intrapreso. Pedro e Vlahovic possono aspettare.
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