Con la sconfitta di Bergamo si spenge anche l’ultima flebile fiammella che teneva in vita la stagione della Fiorentina.
La Viola non ha giocato malissimo contro l’Atalanta. Il problema è che ha giocato pochi minuti, forse venti in tutta la partita. Un ottimo inizio di primo tempo, con la difesa dei bergamaschi che si apriva come una scatoletta di tonno. Un paio di buone occasioni sprecate oltre al gol di Muriel. Poi, dopo il rigore segnato da Ilicic, la lampadina si è spenta.
Per riaccendersi all’inizio del secondo tempo, per non più di cinque minuti, il tempo per Benassi di sbagliare un gol davanti al portiere. Poi gli avversari si sono presi il campo, e non si capisce perché visto che avevano due giorni in meno di riposo, e non l’hanno lasciato più.
Il gol di Gomez, o meglio l’autogol di Lafont, ha chiuso i giochi. Il portiere francese ha dimostrato che andare all’estero per prendere gli estremi difensori ha poco senso, visto, per esempio, che il portiere atalantino è giovane e italiano (e si è dimostrato bravo e sicuro).
Comunque nel complesso la Viola ha dimostrato i soliti limiti: mancanza di un centravanti (vedi Zapata dall’altra parte che ha tenuto palla e ha impegnato la difesa avversaria), un centrocampo privo di personalità e di giocatori di talento (secondo noi nemmeno Veretout lo è), mancanza di giocatori in grado di dare genialità e imprevedibilità alla manovra nella trequarti (l’Atalanta ne ha due, Gomez e Ilicic).
Se poi, come a Bergamo, Muriel e Chiesa segnano un po’ il passo (ma loro non sono certo il problema di questa squadra) si capisce perché in finale ci va l’Atalanta e non la Fiorentina. Del resto, se loro hanno sedici punti in più in classifica una ragione ci sarà. L’Atalanta dimostra che con immaginazione, fantasia e bravura si possono fare ottime cose. Con non tantissimi soldi. E con allenatori come Gasperini, capaci notoriamente di cavare il sangue dalle rape.
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