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A Giovanni

Questa storia nasce a Fiesole. Fratello e sorella: lui nato nel 1940, lei nel 1946. Uniti da sempre. Vivevano in una depandance di villa Medici perché il loro nonno lavorava li come uomo tutto fare. La bellezza dei giardini della Villa, con i vasi di limoni, i fiori e i giardini li ha affascinati da sempre. Era impossibile non amare Fiesole e quel luogo.

Quando il nonno andò in pensione tutta la famiglia si trovò nella necessità di trovare una nuova casa non potendo restare li.Il nonno Cesare viveva con suo figlio Mario e sua moglie Bruna, che avevano due figli di cui vi ho parlato all’inizio, Giovanni e Maria. La famiglia ando’ alla ricerca di una nuova casa, decidendo di cambiare zona ma di restare nei pressi di Fiesole che tanto amavano. Fu così che decisero di cercare la nuova casa nel quartiere del Campo di Marte, che a loro piaceva moltissimo, visto che Mario lavorava alla stazione del Campo di Marte.

La scelta ricadde su un bell’appartamento, in un palazzo del 1902 che si trovava in via Castelfidardo. Una via molto diversa da quella che vediamo oggi, perché le case dopo via Centostelle ancora dovevano nascere. E la famiglia si trasferì li.

Era un quartiere che conoscevano, che si stava evolvendo, che stava crescendo. Gli anni proseguirono veloci e spensierati fino a quando successero due cose quasi in contemporanea. Maria rimase incinta del suo fidanzato e suo padre Mario ebbe la notizia di essere gravemente ammalato di tumore.

I due avvenimenti sono andati di pari passo. Il fidanzato di Maria decise di tirarsi indietro e di non avere intenzione di assumersi le sue responsabilità di padre. In una riunione familiare, Bruna disse a sua figlia che l’avrebbe aiutata lei a crescere il bambino, e anche suo fratello Giovanni disse che sarebbe rimasto a casa per fare le veci del padre e occuparsi di tutta la famiglia.

Nel giugno del 1977 nacque una bambina, e nel dicembre dello stesso anno Mario morì. Gli anni passarono. Giovanni si occupava di sua nipote insegnandole tutto quello che sapeva. Le insegnò a nuotare nello splendido mare di Lerici. Le insegnò a guidare nel piazzale davanti alla Maratona dello stadio Franchi. La porto’ allo stadio a vedere la Fiorentina. E la ragazza imparo’ tutto da lui e lo trattava come se davvero fosse stato suo padre e non lo zio.Nel 1998 Bruna morì la famiglia si ritrovo’ ad essere composta da i due fratelli e la ragazzina. Tanti avvenimenti successero in quegli anni, sia belli che brutti…Giovanni aveva avuto problemi di salute che aveva brillantemente superato…e si curava per la fibrillazione al cuore grazie all’aiuto di un bravissimo cardiologo..Tutto questo fino al 12 marzo del 2013..Era un martedi..Maria era andata a fare la spesa, la figlia era al lavoro e Giovanni era a casa ad aspettare che la sorella tornasse per aiutarla a portare in casa la spesa..Quando Maria arrivo’ carica di spesa, suo fratello non c’era ad aspettarla come al solito..e cosi lei, preoccupata, sali’ in casa a vedere cos’era successo. Lo trovo’ a sedere sul letto, lo sguardo ormai lontano, con un sorriso sulle labbra.Il suo cuore si era fermato. Era troppo tardi anche per la rianimazione, ma l’ambulanza fu chiamata lo stesso…Maria chiamo’ sua figlia chiedendole di tornare a casa…le spiego’ quello che era successo.E la figlia arrivo’, dopo 40 minuti, insieme al suo compagno a cui aveva chiesto di venire via dal lavoro..Arrivo’ e lo vide…gia’ composto nel letto, con quel sorriso sereno di chi deve aver visto qualcuno di molto importante che lo prendeva per mano e lo portava con se’.Giovanni era morto a casa sua…al Campo di Marte che tanto amava…A sua nipote rimanevano i ricordi…Le sere d’estate che insieme andavano a farsi una fetta di cocomero al baracchino del viale Fanti vicino al viale dei Mille..Le partite della Fiorentina che avevano visto insieme…Le cose belle che avevano fatto erano infinite…Guardare una partita della viola, camminare per le vie del quartiere, i dolci del Buscioni, il gelato del Capriccio, le litigate al Bar Marisa…Tutte queste cose sono impresse nella mente della nipote di questo grande uomo che ha rinunciato a farsi una sua famiglia per aiutare sua sorella e i suoi genitori.La sua scomparsa ha lasciato un vuoto immenso incolmabile..anche se 6 anni oggi sono passati.

È bello ricordare questa persona perché sono quelle storie di vita che fanno bella la vita. Io sono quello che sono anche e soprattutto grazie a lui. Lui mi ha insegnato tutto con pazienza e tanto amore.. L’unico rimpianto che ho e’ che non è vissuto abbastanza da conoscere Riccardo. Giovanni avrebbe amato mio figlio come se fosse suo. Ma la morte non può niente contro l’amore. Quello sara’ per sempre. E sono sicura che mio zio abbraccera’ sempre mia mamma cosi come nella foto che tengo in casa mia.

A Giovanni da Chiara e Lorenzo.

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