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Un punto con poca sostanza

La Viola esce indenne dal confronto, difficile, con la Lazio al Franchi, anche se il punto conquistato, visti anche i risultati delle altre contendenti, la allontana ancora più dall’Europa League. Il problema, infatti, è che questa squadra, come dice Pioli, ha perso una sola partita in tre mesi, ma ne ha pareggiate talmente tante che ha perso i contatti con tutte quelle davanti. Torino, Atalanta, Sampdoria, anche il Milan, pur battuto a San Siro con gol di Chiesa, erano, fino a non molto tempo fa, dietro in classifica. Adesso sono tutte avanti, qualcuna, come i rossoneri, difficilmente raggiungibile. Quindi, i conti non tornano. Resta, allora, la semifinale di Coppa Italia come unico obbiettivo, non facile certo, ma siccome è l’unico bisogna per forza crederci. Tornando alla partita, nel primo tempo la Viola poteva benissimo essere sotto di due o tre gol. Per fortuna, l’abilità di Terracciano, il portiere sostituto di Lafont che a noi è sembrato più sicuro del titolare e certamente più bravo nei rilanci, e l’imprecisione degli attaccanti biancazzurri hanno reso la punizione non troppo eccessiva. Uno zero a uno che, visto il gioco espresso dalla Viola e l’andamento della gara, pareva un dono dal cielo. Nella ripresa la Lazio, trasformata in peggio, arretrava troppo e la Fiorentina, quasi per inerzia, si stabiliva nella metà campo degli avversari. Nell’unico tiro in porta, e nell’unica palla crossata rasoterra di tutta la partita, Muriel trovava lo spiraglio giusto e metteva dentro il pallone dell’uno a uno. La partita praticamente finiva lì, anche perchè le due squadre non dimostravano grande voglia di farsi reciprocamente del male. Alla Viola poi, senza Chiesa uscito per un risentimento addominale e dopo quel primo tempo orribile, non sembrava vero portare un punticino a casa. Fare di più non sembrava possibile, anche perché la rosa della Fiorentina non permette a Pioli grandi voli pindarici. L’assenza di un centravanti fisicamente di peso, e di centrocampisti veloci capaci di creare gioco e saltare l’avversario, pone il tecnico davanti a scelte di gioco obbligate. Vero anche che, per esempio, qualcuno dovrebbe suggerire a Biraghi che continuare a fare cross alti dalla tre quarti, con gli attaccanti che abbiamo, è regalare palla alle difese. Oppure sarebbe bello trovare alternative alle punizioni o ai corner calciati a palombella in mezzo all’area. L’unica speranza, adesso, è che non ci siano crolli fisici, da qui a fine aprile al ritorno della semifinale di Coppa italia. E che Chiesa recuperi bene e con calma. Senza fretta. Perché la fretta, come dicono i saggi, è cattiva consigliera.

Duccio Magnelli

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