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I fiumi del Campo di Marte – parte 1

Un viaggio difficile da compiere e bellissimo da scoprire. È quello che ho intrapreso nel cercare di conoscere il più possibile i nostri fiumi. I fiumi del Campo di Marte.

Chiamarli così è sicuramente esagerato. Eppure essi ci sono, esistono, anche se non sempre possiamo percepirli. Il loro tragitto è stato cambiato nel corso degli anni, per favorire i mutamenti che questo quartiere ha subito. È bello scoprirli perchè fanno parte della storia che caratterizza quello che è il nostro Campo di Marte.

Africo e Mensola

Parliamo subito dei primi due corsi d’acqua che trovano una collocazione sia nella nostra geografia che nella letteratura. Africo e Mensola, descritti da Giovanni Boccaccio nel Ninfale Fiesolano. La descrizione delle colline di Fiesole che erano anticamente abitate da ninfe di Diana che la seguivano nella caccia. Una di queste ninfe, Mensola, viene adocchiata dal pastore Africo sul colle dove successivamente sorgerà Fiesole.

Mensola non cede al pastore che la guardava essendo completamente dedicata al culto di Diana, e di conseguenza Africo era disperato dal momento che lei aveva deciso di scappare da lui. Per farsi consolare, il pastore si rivolge a suo padre Girafone, che gli racconta la storia di Mugnone, trasformato in fiume da Diana per aver osato innamorarsi di una sua ninfa.

Tutto questo non distoglie Africo dall’amore che prova per Mensola. Ma lei continua a sfuggirgli. Venere, impietosita dal pastore, gli suggerisce di travestirsi con abiti femminili e mischiarsi al coro delle Ninfe. In questo modo Africo riesce finalmente ad avvicinarsi a Mensola e la fa sua. I due giovani cercano di godersi il loro amore fino a quando un giorno la ninfa scompare nel nulla, terrorizzata da Diana e pentita di essersi lasciata trasportare da quella passione.
Affrico, disperato, si uccide sulle rive di un ruscello che diventa rosso per il suo sangue e che da lui prende il nome.
Intanto Mensola da alla luce il figlio frutto dell’amore con il pastore Africo, Pruneo ma scoperta da Diana viene tramutata lei stessa in acqua e poi in fiume, che da lei prende il nome e che si confonde con quella dell’Africo.
Pruneo, figlio dei due amanti sfortunati, viene cresciuto da Girafone e, giovane, entra alla corte del Re di Fiesole, fondata da Atalanta. Ne diventa uno dei ministri più importanti. In questo modo il Re pone fine al veto di rinuncia all’amore imposto da Diana alle sue Ninfe.

Dove nasce l’Africo?

E con questo abbiamo definito un Africo e una Mensola non solo come due fiumi, ma anche come due innamorati. Parliamone dal punto di vista geografico. Affrico è un fiume che nasce a San Domenico, poco sopra via delle Fontanelle. Raccoglie l’acqua dipiccolissimi fossi sulla collina di Camerata e arriva poi al Salviatino, dove continua il suo percorso incanalato sotto il manto stradale sulla via Lungo L’Affrico, per continuare sotto al cavalcavia dell’Affrico e piazza Alberti, proseguire al centro di via Piagentina/Campofiore, e terminare il suo percorso in Arno all’altezza del lungarno Colombo. Una colonna posta nel punto in cui il fiume si getta in Arno recita:

Il torrente Affrico cantato da Giovanni Boccaccio dalla sorgiva Fiesole qui si getta nell’Arno

E il Mensola?

Il Mensola invece nasce in località Mulinaccio, tra Maiano e Vincigliata, dall’unione di due corsi d’acqua, il Fosso di Bucine, che costeggia la parte orientale del monte Ceceri arrivando alle Cave di Maiano, e il fosso di Valonica che incanala le acque nei pressi di villa Peyron.

Il Mensola, dopo aver oltrepassato villa i Tatti che si trova in via di Vincigliata al confine con Fiesole, raccoglie anche il fosso del Camposanto, che, proveniente da Settignano si unisce al fiume a Ponte a Mensola.

Successivamente scende a valle raggiungendo Coverciano e l’abitato del Guarlone. È proprio al Guarlone che il Mensola riceve le acque di scolo di un impianto di chiarificazione e poi entra in sotterranea per oltrepassare la direttissima Firenze-Roma. Ritorna poi in superficie per un breve tratto per tornare subito ad essere di nuovo incanalato.

Possiamo riconoscere il percorso interrato del Mensola da una striscia erbosa che si irradia dopo la ferrovia intersecando via Rocca Tedalda prima e via Aretina dopo per arrivare poi al Complesso della scuola Cambray Digny e del Check point dei pullman turistici. Lo rivediamo nuovamente a cielo aperto dalle parti della pescaia di Rovezzano, dove sfocia tra il ponte di Varlungo ed il vecchio mulino di Rovezzano.

La prima parte del nostro viaggio finisce qui, non prima di aver parlato di una curiosità riguardante un fiumiciattolo, un rivolo sconosciuto ai più, il cui corso era parallelo al nostro Affrico. Si chiamava Riofriccioli, derivato da Rivus Africiolus ossia piccolo Affrico. Un affluente, chiamiamolo così, che gli scorreva accanto e che, all’altezza di via Campo d’Arrigo fu interrato dando luogo alla prima parte di via Fratelli Bandiera.

Un fiume tombato

Il fiume Affrico è il più importante corso d’acqua tombato ossia interrato per lunga parte del suo corso. I lavori sono iniziati negli anni 60 nel tratto tra il lungarno Colombo e piazza Alberti, e sono proseguiti negli anni successivi per completare la tombatura dalla piazza fino al viale Righi. Molte foto lo immortalano come era ai tempi in cui poteva essere visto completamente scoperto. Immagini che destano molta emozione. Ho sempre sentito parlare del ponte Baroni, che congiungeva le due sponde del fiume pressappoco dove adesso c’è la rotatoria tra i viali de Amicis e Affrico e le vie Mamiani e Duse.

La zona del torrente Affrico è stata abitata fin dall’antichità cosa che sappiamo grazie ad alcuni ritrovamenti che inizialmente facevano pensare ad una colonizzazione etrusca della vicina Fiesole. Studi più recenti hanno dimostrato che i ritrovamenti potrebbero essere ascritti all’età della Florentia Romana essendo sepolcri isolati non vere e proprie necropoli.

Ti è piaciuto questo viaggio? È solo la prima parte?

Chiara Giovannini

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